Così scriveva Hemingway
Nella
prefazione ad Addio alle Armi Ernest
Hemingway presenta non la storia
contenuta nel romanzo, ma la storia dell'elaborazione del suo romanzo: le
esperienze che ha vissuto nel periodo durante il quale il libro è stato scritto
(dalla morte suicida del padre alla nascita del suo secondo figlio), i luoghi
che ha attraversato mentre lo scriveva, lo controllava, e lo riscriveva, poiché
la prima stesura, terminata in sei settimane, non lo soddisfava, fino alla
pubblicazione del libro nel giorno del crollo della borsa di Wall Street.
Nella parte
finale della prefazione si sente vivida la sua determinazione di condanna
della guerra, che continua a
imperversare anche ai giorni nostri, alimentando il mercato delle armi e
finanziando i grandi “Signori della Guerra”.
Le guerre << […] sono fatte, provocate e iniziate da
precise rivalità economiche e da maiali che salgono a profittarne. Sono
persuaso che tutta la gente che sorge a profittare della guerra e aiuta a
provocarla dovrebbe essere fucilata il giorno stesso che cominciano a farlo da
rappresentanti accreditati dei leali cittadini che la combatteranno.
L’autore di questo
libro sarebbe molto lieto di incaricarsi di questa fucilazione, se fosse
legalmente delegato da coloro che combatteranno , e di badare a che venga
eseguita con tutta l’umanità e la correttezza possibile e badare che a tutti
venga data degna sepoltura. […]”>>
Hemingway
conclude la prefazione con una quasi sentenza: <<Così ecco il libro dopo quasi vent’anni e questa è l’introduzione.>>
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