lunedì 9 febbraio 2015



Niente di nuovo sul fronte occidentale (capitolo 1)

Paul Bäumer e i suoi compagni vengono mandati a riposo nelle retrovie dopo due settimane passate in prima linea. La sua compagnia però, è stata letteralmente dimezzata: degli iniziali 150 uomini ne sono tornati 70, i quali ricevono una doppia razione di cibo e di tabacco. Il protagonista passa alcune ore di riposo e di svago con i suoi compagni di liceo Kropp, Müller, Leer e con gli altri amici Tjaden e Kat. Insieme vanno a trovare il loro amico Kemmerich, a cui è stata amputata una gamba e a cui resta poco da vivere. Tornando al campo, Paul ripensa alle condizioni di Kemmerich e agli altri amici già morti in combattimento, immagini che si contrappongono a quella del loro ex professore Kantorek, il quale li aveva convinti ad arruolarsi e che ha mandato loro una lettera in cui li chiama “gioventù di ferro”. Paul si rende conto, amaramente, che la loro vita al fronte è ben diversa dalle frasi retoriche di Kantorek; loro non sono affatto la “gioventù di ferro”, la guerra ha trasformato dei liceali diciannovenni in vecchi.

“Questo libro non vuol essere né un atto d’accusa né una confessione. Esso non è che il tentativo di raffigurare una generazione la quale – anche se sfuggì alle granate – venne distrutta dalla guerra”.
Con questo incipit Erik Maria Remarque apriva il suo capolavoro, “Niente di nuovo sul fronte occidentale” (1929), che ebbe un enorme successo, diventando uno dei primi bestseller del Novecento.
L’opera era chiaramente ispirata alla partecipazione di Remarque alla Prima Guerra Mondiale nei combattimenti delle Fiandre nel fronte, appunto, occidentale.

Il libro è strutturato come un diario di guerra del protagonista Paul Bäumer, il quale racconta in prima persona la vita in trincea e i periodi della licenza e dell’ospedale.

In questo brano, secondo me si capisce fin dall’inizio la brutalità della guerra con una scena a prima vista banale, cioè quando i soldati della seconda compagnia, partiti in 150, sono tornati in meno della metà per un attacco nemico durante l’ultimo dei 15 giorni di trincea. Paul e gli altri compagni, pur approfittando della doppia razione di cibo e tabacco, sono consapevoli che sarebbero potuti esserci loro tra gli 80 caduti di quel giorno, a dimostrazione di come sia precaria la vita al fronte.

E. M. Remarque, “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, trad. di S. Jacini, Arnoldo Mondatori Editore, Milano 1982

Alberto

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