Niente di nuovo sul
fronte occidentale (capitolo 1)
Paul Bäumer e i suoi compagni
vengono mandati a riposo nelle retrovie dopo due settimane passate in prima
linea. La sua compagnia però, è stata letteralmente dimezzata: degli iniziali
150 uomini ne sono tornati 70, i quali ricevono una doppia razione di cibo e di
tabacco. Il protagonista passa alcune ore di riposo e di svago con i suoi
compagni di liceo Kropp, Müller, Leer e con gli altri amici Tjaden e Kat.
Insieme vanno a trovare il loro amico Kemmerich, a cui è stata amputata una
gamba e a cui resta poco da vivere. Tornando al campo, Paul ripensa alle
condizioni di Kemmerich e agli altri amici già morti in combattimento, immagini
che si contrappongono a quella del loro ex professore Kantorek, il quale li
aveva convinti ad arruolarsi e che ha mandato loro una lettera in cui li chiama
“gioventù di ferro”. Paul si rende conto, amaramente, che la loro vita al
fronte è ben diversa dalle frasi retoriche di Kantorek; loro non sono affatto
la “gioventù di ferro”, la guerra ha trasformato dei liceali diciannovenni in
vecchi.
“Questo libro non vuol essere né
un atto d’accusa né una confessione. Esso non è che il tentativo di raffigurare
una generazione la quale – anche se sfuggì alle granate – venne distrutta dalla
guerra”.
Con questo incipit Erik Maria
Remarque apriva il suo capolavoro, “Niente
di nuovo sul fronte occidentale” (1929), che ebbe un enorme successo,
diventando uno dei primi bestseller del Novecento.
L’opera era chiaramente ispirata
alla partecipazione di Remarque alla Prima Guerra Mondiale nei combattimenti
delle Fiandre nel fronte, appunto, occidentale.
Il libro è strutturato come un
diario di guerra del protagonista Paul Bäumer, il quale racconta in prima
persona la vita in trincea e i periodi della licenza e dell’ospedale.
In questo brano, secondo me si
capisce fin dall’inizio la brutalità della guerra con una scena a prima vista
banale, cioè quando i soldati della seconda compagnia, partiti in 150, sono
tornati in meno della metà per un attacco nemico durante l’ultimo dei 15 giorni
di trincea. Paul e gli altri compagni, pur approfittando della doppia razione
di cibo e tabacco, sono consapevoli che sarebbero potuti esserci loro tra gli
80 caduti di quel giorno, a dimostrazione di come sia precaria la vita al
fronte.
E. M. Remarque, “Niente di nuovo sul fronte occidentale”,
trad. di S. Jacini, Arnoldo Mondatori
Editore, Milano 1982
Alberto
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