Capitoli XXVIII –
XXIX, Addio alle armi
La vicenda si svolge durante la
ritirata dell’esercito italiano da Gorizia nell’ autunno-inverno del 1917.
Il Tenente Henry si sta ritirando
con 3 ambulanze dal casolare dove è vissuto mentre si trovava a Gorizia.
I camion e le carrette
procedevano lenti e molto spesso si impantanavano, mentre le truppe continuavano
a marciare senza sosta nella pioggia.
Fermi in colonna durante la
notte, il Tenente scese dal suo mezzo e si recò dagli altri due autisti: Bonello
aveva caricato due sergenti che non erano riusciti a ricongiungersi con il loro
reggimento, mentre Ajmo aveva accolto due sorelle:una appariva più estroversa
mentre l’altra più chiusa.
Di ritorno alla macchina di
Piani, ancora incolonnata il Tenente cominciò a pensare « al mio amore Chaterine
» (pag. 211). Poco dopo ripartirono, ma la velocità era molto bassa: il Tenente
allora scese, in cerca di un modo per aggirare la colonna, che ormai era colma
anche di civili.
Tagliando per i campi,
incontrarono una fattoria, dove poterono rifocillarsi. Quando ripartirono, le
stradine erano diventate fangose a causa delle forti piogge dei giorni
precedenti e si impantanò una macchina.
Il Tenente decise di provare a
riportarla sulla strada, ma i sergenti non volevano aiutarlo, affermando:
« tra un momento sarete tagliati
fuori » (pag. 218) e se ne andarono.
Il Tenente allora: « aprii la
guaina, presi la pistola […] e sparai » prendendone uno, mentre l’altro fuggì.
Bonello allora diede il colpo fatale al ferito.
Hanry, poi, non si perse d’animo
e tentò ancora di liberare la macchina dal fango, ma nulla servì. Allora decisero
di lasciar andare le due sorelle « “Andate laggiù” […] “Amici! Famiglia!” »
(pag. 220).
In quel momento Bonello si rese
conto di aver ucciso un uomo e mentre parlavano continuarono a camminare lungo
strade di campagna.
Questo testo comprende diversi
personaggi:
il Tenente Henry, addetto al trasporto
dei feriti e gli autisti che lo accompagnano nella ritirata:
Ajmo, che morirà poco dopo nelle
campagne;
Bonello, il quale si costituirà
dopo la morte di Ajmo e la conseguente fuga con il Tenente e Piani, che resterà
con il Tenente finché quest’ultimo non verrà preso dalla polizia militare;
i sergenti, uno fuggito e l’altro
ucciso;
le due sorelle, che resteranno
con loro fino alla decisione del gruppo di continuare a piedi per le strade di
campagna.
Questo episodio contiene diverse
sequenze descrittive dei luoghi che il protagonista-narratore, il Tenente
Frederic Henry, vede oltre il finestrino dell’ambulanza, sequenze con i
dialoghi tra i vari personaggi e sequenze narrative, più brevi, che
contestualizzano la vicenda. Questo stile permette di comprendere chiaramente
le situazioni affrontate dai personaggi e le sensazioni da loro provate.
Il tema della guerra, molto
presente in questo brano, fa comprendere quanto fosse difficile la vita dei
soldati ai tempi della guerra;
l’inesperienza degli arruolati «
Non ho mai ucciso nessuno in questa guerra » (pag. 221-222);
la mancanza che i soldati sentono
delle persone amate « Cristo, se il mio amore fosse tra le mie braccia » (pag
221), e come, gli effetti della guerra, si riflettano sui civili rendendo le
loro condizioni di vita estremamente precarie e difficili « molti contadini si
erano uniti alla colonna […] vi erano carri carichi di masserizie domestiche »
(pag 212).
Questo brano, per me, è un monito
per la pace: l’umanità deve vivere in pace per fare in modo che, avvenimenti
come quelli descritti in queste pagine, non si ripetano in futuro e fa
comprendere la desolazione che, come un fantasma, si aggira tra i campi di
battaglia e i soldati, svuotandoli da dentro, rendendoli “morti viventi”.
Tratto da E. Hemingway,
Addio alle armi, traduzione di F.
Pivano
Edizione Oscar
Mondatori, Milano 2010
Eleonora
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