lunedì 9 febbraio 2015



Il capitolo XLI. La conclusione di “Addio alle armi”.

Questo capitolo parla del lungo e travagliato parto di  Cathrine Barkley, l’infermiera che Frederick, il protagonista del romanzo, aveva conosciuto al fronte. Tra loro era nato un passionale amore, e ora Cathrine stava per dare alla luce il loro bambino.

Quando Cathrine durante una notte in albergo si accorge di avere delle contrazioni, decide quindi di andare in ospedale con Frederick.
Arrivati lì i due si sistemano in una stanza nella quale la futura madre viene monitorata da un’infermiera la quale, per diminuire il dolore, le fa inalare dell’etere.
Nel contempo Frederick è costretto ad uscire dalla stanza dove è ricoverata Cathrine più volte e per diverse ragioni, ma soprattutto per non dover vedere l’amata in quelle condizioni.
Dopo quasi un giorno di travaglio viene comunicato al protagonista che per far nascere il bambino c’è bisogno di un parto cesareo; l’uomo acconsente e torna da Cathrine, ormai pronta per essere operata.
Quando il neonato nasce, il protagonista non prova alcun sentimento d’amore per il piccolo che aveva quasi ucciso l’amata.
Finita l’operazione Cathrine si trovò ad essere stanca e spossata, quindi per evitarle qualsiasi sforzo, Frederick uscì dalla stanza dove si trovava e si preoccupò della salute del figlio, scoprendo così che era nato morto a causa del cordone ombelicale attorno al collo.
L’uomo uscì dall’ospedale per andare a mangiare, ma quando tornò gli comunicarono che Cathrine aveva avuto un’emorragia.
Egli pregò per lei, pregò Dio per tenerla in vita, ma non rimase nulla se non aspettare la morte della donna che tanto aveva amato.

I personaggi della vicenda sono Frederick Henry, il protagonista del libro. In quest’esperienza conosce la giovane infermiera inglese Cathrine Barkley.
Nell’amore per Cathrine, Henry aveva trovato la sua ragione di vita, non poteva perderla.
Quando il figlio muore, Frederick pare quasi impassibile, pregando solamente per la vita dell’amata: “Ti prego, ti prego Dio Caro, non lasciarla morire, Dio Caro, non lasciarla morire. Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, non lasciarla morire. Dio, ti prego, non farla morire. Farò tutto quello che vuoi se non la lasci morire. Hai preso il bambino ma non lasciarla morire.” (Pag. 581, Capitolo 41, Addio alle armi.)

Con una scelta stilistica fatta di discorsi diretti e soliloqui, con frasi brevi e coincise, l’autore rende la drammaticità del momento.

In questo capitolo inizialmente si coglie il senso di preoccupazione, e successivamente d’impotenza da parte del protagonista, poiché rimane solo dopo la morte del figlio e di Cathrine.

Le sue riflessioni rendono molto bene l’angoscia che in quel momento deve aver provato il protagonista.

Questo capitolo è uno dei più toccanti del libro, poiché viene espressa l’impotenza di Frederick di fronte alla morte che, quasi ironicamente, non c’entra con la brutalità della guerra.

E. Hemingway, Addio alle armi, Traduzione di F. Pivano, Oscar Mondadori, I Meridiani, Verona, 1995.

Andrea Veronica

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