lunedì 9 febbraio 2015



Niente di nuovo sul fronte occidentale (Capitolo VIII)

Paul Bäumer, torna dalla licenza, ma per quattro settimane rimane nei baraccamenti del campo d’istruzione in brughiera, prima di andare in trincea. Accanto ai baraccamenti, v’era il campo dei prigionieri russi, i quali passavano il filo spinato per andare a frugare del cibo nelle botti dei rifiuti. Di sera venivano nelle loro baracche, (anche se non si conoscevano), contrattando tutto quello che avevano in cambio di pane.
Paul li descrive come erano ridotti e ciò che provavano: erano deboli, mal ridotti e affamati. Provava pena per loro sebbene siano nemici. Il protagonista descrive i prigionieri russi con facce che fanno pensare a bravi contadini, larghe fronti,nasi schiacciati, grosse labbra, grosse mani e capelli lanosi. Hanno l’aria timida e spaurita, alti di statura e portano barbe piene. “La loro vita è senza nome e senza colpa”(p. 150), e tutti questi pensieri lo condussero all’abisso.
Passavano le sere ad ascoltare un prigioniero mentre suonava il suo violino, almeno quando c’era la musica, non si sentivano più così tristi. L’ultima domenica, prima di partire per la trincea, vennero a trovarlo il padre e la sorella, passarono del tempo insieme ed egli chiese della madre, che si trova all’ospedale, per operarla, ma non avevano abbastanza denaro e l’operazione costava troppo, in questo modo il padre è costretto a fare qualche ora di straordinario pur di riuscir a curare la moglie.
Alla fine della giornata, Paul accompagna il padre e la sorella alla stazione,loro gli consegnano delle frittelle con la marmellata fatta dalla madre. Paul ne prese due da portare ai prigionieri.


Nei confronti dei prigionieri russi emerge un sentimento di fraternità “Un ordine ha trasformato queste figure silenziose in nemici nostri; un altro ordine potrebbe  trasformarli in nemici” (pag. 150).


E.M.Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, traduzione di S. Jacini, Arnoldo Mondadori, Milano, 1931

Melissa

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