lunedì 9 febbraio 2015



COMMENTO CAPITOLI XXVI – XXVII
ADDIO ALLE ARMI (ERNEST HEMINGWAY)

Frederic, il protagonista e il narratore del libro, ritorna a Gorizia, dopo essere stato in ospedale, a Milano. Rivede l’amico Rinaldi e il cappellano. Il cappellano gli appare più sicuro di sé adesso, di quando Frederic se n’era andato.
Il sacerdote afferma che è stata un’estate terribile e che molta gente ha capito solo quest’estate che cos è la guerra. Dopo un lungo discorso sulla guerra, il cappellano e Frederic si danno la buona notte , stringendosi la mano al buio.
Frederic si sveglia quando Rinaldi rientra in camera e siccome lui non parla, Frederic si riaddormenta. Al mattino Frederic si sveglia e se ne va prima che faccia chiaro. Lui non aveva mai visto la Baisizza e gli sembrava strano salire il pendio dove erano stati gli austriaci, e dove lui era stato ferito. Egli vede una strada nuova ripida e più in là i boschi e le colline ripide. Poi, dove la strada non era protetta dalle colline, c’era un villaggio distrutto, le case erano danneggiate.
Lungo la strada Frederic incontra Gino, un ragazzo e un patriota simpatico, a cui tutti volevano bene. Gino gli dice che c’erano ancora un po’ di bombardamenti, che gli austriaci avrebbero attaccato, che a San Gabriele era stato un inferno e che lui sperava di andare a Caporetto. Dopo, Gino parte per ritornare a Gorizia.
Durante tutto il giorno continua un temporale, ma verso sera smise di piovere. Alle tre del mattino c’è un bombardamento e i croati attraversano le praterie della montagna e le zone boscose fino alla linea del fronte. Ci fu un gran bombardare. I feriti arrivano al posto di raccolta e riempiono due ambulanze. Mentre Frederic chiude lo sportello della seconda ambulanza, sente la pioggia diventare neve sulla sua faccia.
Quando giunge l’alba la tempesta infuriava ancora, ma non nevicava più. C’è un altro attacco subito dopo l’alba, ma senza successo. Gli austriaci non attaccarono quella notte, ma giunge notizia che c’era stata una grande battaglia, a nord, a Caporetto.
La sera dopo i tedeschi e gli austriaci sfondano a nord e scendono le valli della montagna verso Cividiale e Udine. Quella notte Frederic aiuta a vuotare gli ospedali da campo, portando i feriti a Plava, e l’indomani arranca tutto il giorno nella pioggia per evacuare gli ospedali e lo smistamento di Plava.
Il giorno dopo giungono a Gorizia. Arrivato alla villa del comando, Frederic vede che Rinaldi e il Maggiore se n’erano andati. Lui, allora, ritorna nella rimessa e nel frattempo arrivano le altre due ambulanze.
Frederic, Piani, Bonello e Ajmo entrano nella villa per dormire per alcune ore, dopodiché ripartire di nuovo. Prima di partire mangiano tutti insieme in cucina e bevono due bottiglie di vino. Fuori era buoio, continuava a piovere e Piani stava assonnato a tavola. Frederic si alza e dice che era ora di partire e che prima sarebbe partito lui con Piani e poi sarebbe arrivato Bonello e Ajmo.

In questi due capitoli è narrata la ritirata di Caporetto. Il compito di Frederic e dei suoi uomini è quello di evacuare l’ospedale, trasportando feriti e materiale sanitario, cioè, quindi, quello di soccorrere e aiutare i feriti.

E.Hemingway, Addio alle armi
Traduzione di F.Pivano
Oscar Mondatori, i meridiani
Verona, 1995



Erisa

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