Addio alle armi
Nel caso del capitolo IX, il tenente Henry e gli chauffeurs giunsero
al posto di raccolta, nella fornace, dove avrebbero atteso l’inizio del
bombardamento.
Nel posto di medicazione vi erano già tre medici che Henry
conosceva.
Si accordò con il maggiore perché gli chauffeurs venissero
sistemati in un ricovero comodo e perché venisse dato loro da mangiare,
preferibilmente prima che il comandamento cominciasse.
Il tenente rimase al ricovero con i compagni, fumarono e
parlarono molto.
Gli chauffeurs erano tutti meccanici e odiavano la guerra.
Non si trattenevano dal mostrare il oro disprezzo per la
guerra di fronte al tenente Frederic, seppur con rispetto nei suoi confronti.
Lui accettava di buon grado, qualche volta ribatteva. Sapevano di potersi
permettere di esprimere le proprie opinioni con lui.
“Sarebbe soltanto
peggio se si smettesse di combattere.”
“Non potrebbe esser
peggio” disse Passini con rispetto. “Non c’è nulla di peggio della guerra.” “La
sconfitta è peggio.”
“Non credo” disse Passini
sempre con rispetto. “Che cos’è la sconfitta? Si ritorna a casa.”
[…] “Tenente” disse
Passini “Lei ci lascia parlare. Senta. Niente è brutto come la guerra. Noi
nell’autoambulanza non si riesce neanche a capire come sia brutto. Quando si
capisce com’è brutto non si può più far niente per fermarla perché si diventa
matti.” Pagg. 53-54
Gli chauffeur avevano fame e volevano mangiare. Il tenente,
quindi, accompagnato da uno degli chauffeur, Gordini, si recò nel ricovero del
maggiore.
Il maggiore fece portar loro dei maccheroni freddi e del
formaggio bianco.
Quando uscirono dal ricovero del maggiore il bombardamento
era già cominciato.
Il tenente e Gordini raggiunsero gli chauffeurs nel loro
ricovero, mangiarono i maccheroni e bevvero vino scadente.
Vi fu una bombarda, rumori assordanti e un momento di panico
in cui il tenente sentì qualcuno gridare forte.
Comprese che era lo chauffeur Passini e che le sue gambe
erano entrambe state troncate.
Tentò di muoversi verso di lui, ma era bloccato, quindi
chiamò a gran voce il porta feriti, che però non arrivò.
Provò nuovamente a spostarsi verso Passini, questa volta ci
riuscì.
Strappò un lembo
della sua camicia per poter legare un laccio emostatico intorno al moncone, ma
mentre lo fece, si rese conto che non ce n’era più bisogno perché lo chauffeur
era già morto.
Il suo primo pensiero corse immediatamente agli altri tre
chauffeurs, ma non ebbe il tempo di fare niente perché venne ferito alle gambe.
Vennero in suo soccorso gli chauffeurs Manera e Gavuzzi e,
tra le continue granate, riuscirono a trasportarlo al posto di raccolta, dove
vi era già Gordini che era stato gravemente ferito.
Manera e Gavuzzi erano feriti leggermente, ma potevano
guidare, quindi partirono con un carico di feriti ciascuno.
Uno chauffeur inglese venne verso il tenente insieme a
Gordini.
Fece delle domande al tenente, si offrì di prendere le sue
macchine e si premurò perché si prendessero in fretta cura di lui.
Al posto di medicazione lo visitarono e lo medicarono.
Lo caricarono su una barella e poi dentro un’ambulanza
inglese insieme ad un altro uomo che sistemarono con la barella sopra di lui.
L’ambulanza partì e un rigagnolo caldo cominciò a colare sul
petto del tenente che avvisò lo chauffeur
alla guida dicendogli che l’uomo sopra di lui stava avendo un’emorragia.
Quando il rivolo di sangue cessò di colare, Henry comprese
che l’uomo era morto.
Il protagonista del brano è il tenente Henry, giovane
americano figlio di un diplomatico venuto in Italia per arruolarsi
volontariamente alla guerra, con un’idea di partenza al riguardo che viene poi
stravolta di fronte alla crudeltà che ogni giorno si trova costretto ad
affrontare.
In questo capitolo viene evidenziata l’avversione degli
chauffeurs nei confronti della guerra.
Viene anche mostrato senza filtri ciò che la guerra riserva:
morte e dolore ne sono i principali elementi.
La morte, raccontata attraverso la perdita dell’amico e
compagno Passini.
Il dolore, non solo fisico, ma anche psicologico.
Personalmente, credo che la parte “migliore” di questo
capitolo sia quando il tenente si rende conto che Passini è stato gravemente
ferito.
Mi ha colpito il fatto che il primo pensiero di Henry,
nonostante la situazione orribile, sia stato quello di aiutarlo, mettendo il
compagno prima di se stesso.
Da questo si può certamente dire che la guerra, nonostante
tutto, crei dei fortissimi legami fra chi ne prende parte.
E. Hemingway, Addio alle armi, traduzione di F. Pivano, Mondadori, Milano, 1946-1952.
Sara
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