UN ANNO SULL’ALTIPIANO
Emilio Lussu
Il libro, opera autobiografica
scritta nel 1938 da Emilio Lussu, tenente volontario convinto sostenitore della
guerra, rievoca i ricordi personali, limitati ad un anno, suscitati
dall’esperienza al fronte (1916-1917). Questa narrazione vuole essere infatti
una testimonianza italiana della Grande Guerra e raccontando ciò che lo ha
maggiormente colpito, permette a Lussu di prendere coscienza dell’inutilità del
conflitto e dell’atroce carneficina commessa.
Capitolo XX
La vicenda si svolge in una
trincea dell’Altopiano (di Asiago) nell’arco di due giorni . Essa prende avvio
quando lo spietato generale Leone viene promosso ad un comando superiore,
lasciando il posto a Piccolomini.
Il nuovo generale con aria ilare
vuole presentarsi subito alle truppe e visitare le trincee. Costui proveniva da
una direzione di scuola militare quindi Lussu si attendeva domande riguardo ai
suoi soldati, le trincee, i nemici.. Ma con fare da esaminatore porse al
tenente un quesito che lo mise in difficoltà, ovvero come avrebbe definito la
parola VITTORIA, termine che torna sovente nei discorsi di Piccolomini come
<<Parola che tutti possono leggere,
perfino gli analfabeti, che tutti possono vedere, perfino i ciechi, talmente
essa è luminosa>> (p.144)
Il nuovo generale apparentemente
buono e magnanimo si rivela invece esigente,scrupoloso e saccente, pretendeva
infatti che ogni soldato avesse la propria baionetta innestata e possedesse un
coltellino a manico fisso per combattere al meglio nel corpo a corpo.
Il giorno successivo egli volle
organizzare una conferenza all’aperto il cui tema era “Accordo delle
intelligenze”, lo scopo principale però era quello di conoscere tutti i
comandanti di divisione.
Durante il discorso improvvisato,
Lussu sente ancora un volta l’uso della parola vittoria da parte di Piccolomini;
che arrestatosi un attimo, nota uno scavo semicircolare ad un centinaio di
metri dalla loro posizione attuale, e con piena convinzione affermò che
<<Basta vederlo[...]è
un’appostazione di mitragliatrice>> (pag.148). L’aiutante maggiore
del 2° battaglione, uomo molto pignolo, fece notare che in realtà quella che
lui aveva interpretato come appostazione di mitragliatrice era in realtà una
latrina da campo.Dopo degli attimi di imbarazzante silenzio la conferenza viene
sciolta.
Il generale Piccolomini, viene
descritto come un uomo ossessionato dalla perfezione riguardo le disposizioni
di guerra e l’equipaggiamento dei soldati per il combattimento. Certo di poter
vincere la guerra non esita neanche un istante a prendere in mano il fucile e
dare atto ai suoi soldati del fatto che il loro generale è disposto ad esporsi
insieme a loro per la vittoria. Però tutta questa sicurezza di sé lo porta ad
affermare cose anche non veritiere, tanto che scambia una latrina per una
postazione di mitragliatrice.
Tutto ciò dà conferma che in
guerra non si hanno certezze né sul proprio futuro, né tanto meno di vincere
una battaglia che sarà comunque persa in partenza: perché chiunque sarà il
vincitore avrà sacrificato la sua umanità insieme alle migliaia di vite umane
per un inutile conflitto, combattuto da uomini uguali, messi l’uno contro
l’altro per guadagnare pochi metri di terra.
E.Lussu, Un anno sull’altipiano,
Einaudi, Torino, 2014.
Sahana
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