lunedì 20 aprile 2015



UN ANNO SULL’ALTIPIANO
Emilio Lussu

Il libro, opera autobiografica scritta nel 1938 da Emilio Lussu, tenente volontario convinto sostenitore della guerra, rievoca i ricordi personali, limitati ad un anno, suscitati dall’esperienza al fronte (1916-1917). Questa narrazione vuole essere infatti una testimonianza italiana della Grande Guerra e raccontando ciò che lo ha maggiormente colpito, permette a Lussu di prendere coscienza dell’inutilità del conflitto e dell’atroce carneficina commessa.

Capitolo XX

La vicenda si svolge in una trincea dell’Altopiano (di Asiago) nell’arco di due giorni . Essa prende avvio quando lo spietato generale Leone viene promosso ad un comando superiore, lasciando il posto a Piccolomini.
Il nuovo generale con aria ilare vuole presentarsi subito alle truppe e visitare le trincee. Costui proveniva da una direzione di scuola militare quindi Lussu si attendeva domande riguardo ai suoi soldati, le trincee, i nemici.. Ma con fare da esaminatore porse al tenente un quesito che lo mise in difficoltà, ovvero come avrebbe definito la parola VITTORIA, termine che torna sovente nei discorsi di Piccolomini come <<Parola che tutti possono leggere, perfino gli analfabeti, che tutti possono vedere, perfino i ciechi, talmente essa è luminosa>> (p.144)
Il nuovo generale apparentemente buono e magnanimo si rivela invece esigente,scrupoloso e saccente, pretendeva infatti che ogni soldato avesse la propria baionetta innestata e possedesse un coltellino a manico fisso per combattere al meglio nel corpo a corpo.
Il giorno successivo egli volle organizzare una conferenza all’aperto il cui tema era “Accordo delle intelligenze”, lo scopo principale però era quello di conoscere tutti i comandanti di divisione.
Durante il discorso improvvisato, Lussu sente ancora un volta l’uso della parola vittoria da parte di Piccolomini; che arrestatosi un attimo, nota uno scavo semicircolare ad un centinaio di metri dalla loro posizione attuale, e con piena convinzione affermò che <<Basta vederlo[...]è un’appostazione di mitragliatrice>> (pag.148). L’aiutante maggiore del 2° battaglione, uomo molto pignolo, fece notare che in realtà quella che lui aveva interpretato come appostazione di mitragliatrice era in realtà una latrina da campo.Dopo degli attimi di imbarazzante silenzio la conferenza viene sciolta.
Il generale Piccolomini, viene descritto come un uomo ossessionato dalla perfezione riguardo le disposizioni di guerra e l’equipaggiamento dei soldati per il combattimento. Certo di poter vincere la guerra non esita neanche un istante a prendere in mano il fucile e dare atto ai suoi soldati del fatto che il loro generale è disposto ad esporsi insieme a loro per la vittoria. Però tutta questa sicurezza di sé lo porta ad affermare cose anche non veritiere, tanto che scambia una latrina per una postazione di mitragliatrice.
Tutto ciò dà conferma che in guerra non si hanno certezze né sul proprio futuro, né tanto meno di vincere una battaglia che sarà comunque persa in partenza: perché chiunque sarà il vincitore avrà sacrificato la sua umanità insieme alle migliaia di vite umane per un inutile conflitto, combattuto da uomini uguali, messi l’uno contro l’altro per guadagnare pochi metri di terra.

E.Lussu, Un anno sull’altipiano, Einaudi, Torino, 2014.

Sahana

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